Loricati in abito bianco

Loricati in abito bianco
Loricati su Serra Crispo

giovedì 29 aprile 2010

I vantaggi dello spartiacque.


L'inverno è agli sgoccioli, anzi è già sgocciolato. Ora finalmente si può andare anche nei posti 'a rischio', la neve è assestata, le giornate sono lunghe e...regolarmente nel week-end impera l'instabilità.Sarà una percezione statistica (pare che semplicemente ci ricordiamo di più del maltempo quando vorremmo/potremmo andare in giro) ma insomma...

Anche questa volta si sale in Valchiavenna mentre pioviggina, i due associati si sono man mano dissociati e siamo i soliti due.Per concludere un intervento al CED dove risiedono i server delle mia società ha fatto strike, spento i tre quarti delle macchine. Sabato mi tocca telesupportare il riavvio dei servizi, quindi niente montagna. Sabato sera però si ridà un occhio alla meteo (come dicono gli svizzeri).
Non è pessimista, ma si, domani si va, eventualmente si punta lo Julierpass.
La partenza è entusiasmante, c'è una leggera pioviggine, lo Spluga è escluso, punto verso il Maloja, anche se la mia metà non è molto ottimista sull'esito della giornata.

Io invece confido sullo spartiacque, più volte è capitato di avere maltempo in Italia e bello appena dopo il Maloja (mai capitato il contrario, però).
Raggiunto lo Julier si vede qualche occhiata di cielo, il parcheggio è quasi full, ho visto giusto.

Il Lagrev è una carta sempre valida da giocarsi, non tradisce mai.
Si sale per rampe intervallate da punti di recupero, con un traverso iniziale che spesso chiede i rampanti e la rampa finale che impenna su una cresta panoramicissima.
Unica pecca, sto provando gli scarponi nuovi ed i piedi ne risentoni. Saranno termoformati ma i vecchi ciabattoni erano molto più confortevoli.

La discesa non è entusiamante come ci saremmo attesi, c'è crosta in alto, in basso invece ha mollato.

E' comunque una delle ultime uscite e la meteo da anche per il prossimo week-end temporali e maltempo, sarà una percezione ma mi sa che la legge di Murphy ci sta beffando alla grande.

martedì 27 aprile 2010

Scusi, per il Piz Misaun?



Osservando la cartina dell'Engadina, nei dintorni del Bernina, avevo adocchiato come possibile meta scialpinistica il Piz Misaun.
C'era voglia di affacciarsi su dei ghiacciai veri al cospetto del 4000 delle Retiche, il Bernina.
Verificato dalla documentazione disponibile che era alla nostra portata e non presentava particolari rischi l'ho proposta come meta anche ad un'altra persona,stavolta quindi eravamo ben in tre.

Davide si è accodato a me e Caterina con piena fiducia nelle mie ( sic :-) ) capacità organizzative, eravamo stati assieme al Suretta ed aveva gradito.
Il meteo non è dei migliori, sono state date in passaggio due perturbazioni ma il meteo sfizzero è categorico, in zona Bernina le ultime precipitazioni ci saranno nella nottata di venerdì, sabato sarà asciutto con al più qualche passaggio nuvoloso.

Sabato mattina quindi scavalchiamo il Maloja con la strada totalmente ghiacciata, sui tornanti ci sono macchine ferme a montare le catene, fortuna che ho ancora su le gomme da neve!
Il paesaggio engadinese è fiabesco, il termometro dà -12 e qualche dubbio sul puntare ad un itinerario poco frequentato mi assale, in genere con nevicate recenti mi butto sugli itinerari più noti ed a prova di valanga ma, tant'è, ormai la decisione è presa e procediamo verso Pontresina.
La strada è totalmente bianca, evidentemente confidano sull'arrivo del sole anche gli stradini svizzeri.
Arrivati nei pressi della stazione di Morterash la prima sorpresa; mega parcheggio a pagamento, non c'è verso di scamparla, un franco all'ora, questi si fanno pagare anche l'aria, ormai siamo qui e ci tocca.
Si parte, scavalchiamo la linea ferroriaria e ci si pone un dilemma, c'è una bella pista tracciata, con tanto di binari per il fondo, ma sale verso il ghiacciaio, noi dobbiamo andare da tutt'altra parte, ma nella nostra direzione non c'è la minima traccia, è il caso di osare?
Decidiamo di si e ci avviamo verso il bosco, c'è oltre mezzo metro di neve fresca, si affonda fino alle ginocchia, ed ogni tanto si sprofonda fin oltre la vita.
Evidentemente nei giorni passati era stato caldo ed il fondo aveva mollato, la recente nevicata ed il conseguente freddo sopraggiunto non è riuscito a ricompattare il fondo che cede in corrispondenza di grossi massi o radici di alberi.
A fatica si sale ma manchiamo di netto il punto in cui avremmo dovuto uscire dal sentiero che stiamo seguendo, che porta alla capanna Boval.
Morale facciamo una fatica della malora risalendo il bordo dx della morena laterale del ghiacciaio del Morterash.

Alla nostra destra ci sono cumuli delle slavine venute giù questo inverno (beh almeno il pendio ha scaricato ben bene) alla sinistra, ben più in basso di noi, c'è il ghiacciaio con un pò di gente che fa esercitazioni sul ghiacciaio. La fatica è improba, il posto è riparato e soleggiato, si forma anche un poderoso zoccolo sotto le pelli.
Ci viene anche l'idea di rimontare un vallone, ben spianato dalla valanghe, per rimontare sulla spalla principale, ma il dubbio è "e se poi in alto non si apre il pendio?" il bosco infatti è quasi impraticabile per la quantità e lo stato della neve presente.
Ci diciamo che comunque arriveremo alla capanna e poi li decideremo (ma è evidente che stiamo andando troppo a rilento) ma poi?
La discesa dalla capanna per il ghiacciaio dovrebbe essere tracciata ma se nessuno l'ha fatta può essere difficile da trovare ed il ghiacciaio è piuttosto crepacciato.
Per fortuna il dilemma non si pone perchè arrivati ad un certo punto ci rendiamo conto che per arrivare alla capanna c'è da passare per una cengia tra due strapiombi, attrezzata con tanto di cavi corrimano, no, non è decisamente il caso, lì può venir giù di tutto.
Facciamo quindi dietrofront per il percorso dell'andata. Ad un certo punto vediamo una traccia di qualcuno che probabilmente ci ha visto ed ha seguito le nostre tracce desistendo ben presto (chissà che maledizioni ci ha tirato) e decidiamo di tirare giù per un pendio che sembra fattibile da cui raggiungere il percorso tracciato.
Dopo una lotta finale con buchi e voragini riusciamo ad uscirne fuori ed raggiungere finalmente un terreno compatto.
Alla fine uno di noi riesce anche ad incastrarsi tra le sbarre del passaggio a livello; superato l'ultimo pericolo (il treno) riscattiamo la macchina, la cassa automatica accetta anche gli € applicando un tasso da usura, sono organizzati però!
Ci consoliamo pensando che questo giro con gli sci l'anno fatto veramente in pochi e poi sono queste le giornate che restano impresse nella memoria (e ci siamo fatti pure un sacco di risate).

lunedì 19 aprile 2010

Sorprese nell'uovo del Pollino.


All'arrivo a Castelluccio, alla vigilia di Pasqua, la situazione sembrava parzialmente compromessa e pareva presagire una lunga cammellata sci in spalla alla ricerca della neve.
Sembrava che il generale inverno avesse avviato decisamente il ritiro delle sue truppe
ma una provvidenziale perturbazione nel giorno di pasquetta, oltre a preservare i prati alle falde del Pollino dagli 'escursionisti' di pasquetta (assimilabili all'invasione delle cavallette, solo che le cavallette si limitano a distruggere la vegetazione, non lasciano buste di plastica, non accendono falò e non sgommano sui prati) ha rideposto sopra i 1300mt un nuovo strato di neve.
Partiamo quindi sci a piedi da colle Impiso confidando nel futuro miglioramento del tempo.
A colle Gaudolino comincia ad aprirsi e pare ci sia innevamento buono anche sulla normale alla spalla.
Eravamo invenzionati a fare il canale Ovest ma nei pressi dei resti della valanga ci rendiamo che c'è un fondo durissimo, con sopra 20 cm di una neve inconsistente, tenuta zero quindi.
In alto poi si intravede del giallo, quindi è rimasta solo la neve vecchia rigelata, non avendo ramponi si prosegue per la normale...e meno male.
Quando il bosco comincia a diradarsi la neve lascia il posto a placche di ghiaccio sempre più continue.

Con i rampanti in qualche modo si prosegue, senza avremmo dovuto fare dietrofront.

Nell'ultimo traverso c'è uno scivolo che butta sul vuoto, preferiamo metterci gli sci in spalla e seguire le rocce più in alto,
poi giriamo l'angolo e....l'interruttore gira da inverno ad estate.
Sembra di essere su un vulcano, qui la neve nuova è già tutta andata via, è rimasta solo la vecchia e gialla.

Risaliamo sfruttando i canali residui, più si sale e più il fondo è duro e si sente il vento. Il dilemma è "come sarà la nord"? ne abbiamo un'anteprima arrivando sulla dolina di vetta, solo nel fondo è rimasta la neve fresca, la prevista discesa nella polvere diventa un sogno, beh alla peggio mi farò dalle gran derapate.

Ci accucciamo in vetta dietro un provvidenziale muretto di sassi, indossiamo tutto quello che abbiamo dietro e facciamo una bel pranzetto:
thè caldo, pane di pasqua ("Picciddèt") soppressata e qualche dolcetto.

Spelliamo, puliamo di attacchi dal ghiaccio, ricompattiamo gli zaini e via con le prime curve.


Le lamine tengono e la discesa è entusiasmante, in caso di caduta riuscirei a fermarmi solo ai primi alberi, 300mt più giù, ma basta non pensarci ed andare,la mia metà invece su questi fondi va a nozze e saltella come un camoscio ghignando del mio 'stile'.

Arrivati al bosco ricompare un fondo nevoso e finalmente ricominciamo a lasciare la nostra firma sul Pollino, ci penserà il sole di Aprile a cancellare il tutto a breve.

Seconda sosta per rivestirci e poi scendiamo per la sterrata. A Rummo, decido di ritraversare verso Gaudolino ma non c'è traccia, nessuno ha mai pensato di fare uso di questa scorciatoia...ed infatti riesco a non ritrovarla più. Stiamo troppo a destra e, quando ci si rende conto di ciò , cominciamo una lotta furiosa con i faggi seppelliti dalla neve, ci sono solo tracce di un lupo ma lui ha avuto certo meno difficoltà a districarsi in questo ambiente.
Dopo una mezzora di lotta ritroviamo la pista ed arriviamo al sentiero da cui scendiamo fino all'uscita della traccia a mezza costa di Serra del Prete.
Qui un'altra sorpresa, stamane era tutto bianco, adesso è tutto verde, dobbiamo rimettere gli sci in spalla fino a che non rientriamo per bene nel bosco.
Il Pollino si rivela una montagna dalle molte facce e che, in inverno, non va mai sottovalutato, ma può dare sempre delle sorprese.
Alla prossima, monte di Apollo!

lunedì 12 aprile 2010

Perchè questo blog?

Ci sono vari blogs sull'andare per monti.
Tanti per il mondo alpino retico e diversi (molti nati da poco) anche sul Pollino.
In genere sono però specializzati su attività particolari o su posti specifici e/o più blasonati.
Fatto è che dopo tante escursioni con gli sci d'alpinismo sul Pollino senza incontrare nessuno ho pensato che potevo condividere qualcuna delle mie esperienze e dare il mio piccolo contributo alla conoscenza di questa vasta e poco conosciuta area del Sud Italia.
Vicende personali poi mi hanno portato a continuare e migliorare le mie esperienze di montagna in un'area alpina che, pur essendo a cavallo tra zone fortemente frequentate dal punto di vista turistico, comunque resta di nicchia e presenta ancora l'opportunità, se si esce dai sentieri più noti, di vivere un'esperienza di wilderness.
Alla passione (oserei dire malattia) per la neve si è poi aggiunta quella quella per la roccia che mi ha consentito di estendere il mio raggio di azione delle mie piccole (rispetto agli attuali standards tecnici) avventure ad altre esperienze.
Esperienze che mi hanno poi portato a godere del Pollino anche in veste non solo invernale.
Insomma a volte allontanandosi si riesce a vedere tutto in prospettiva più ampia, ci si confronta con gli altri e si ritorna indietro nel proprio mondo di origine arricchiti di nuove esperienze che, senza spostarsi, non si sarebbero mai fatte.
Non so se questo blog andrà avanti e quanto, sono piuttosto pigro, l'idea è sia di aggiungere le nuove esperienze che qualche ricordo (e magari di scantonare ogni tanto su lidi del tutto estranei all'ambiente della montagna).
Chi navigherà vedrà...