Loricati in abito bianco

Loricati in abito bianco
Loricati su Serra Crispo

martedì 5 aprile 2011

Al Duan con gli sci.


Le escursioni in montagna andrebbero pianificate accuratamente.
La conoscenza dell'orografia del percorso che si intende effettuare, unitamente alle previsioni meteo, consentono di di ridurre i rischi ed anche di intraprendere, all'occorrenza, dei percorsi alternativi senza andare alla cieca.
Se poi si va con gli sci da alpinismo è fondamentale, oltre a conoscere l'orografia, anche avere informazioni sullo stato di pericolosità del manto nevoso nonché sulla pericolosità intrinseca del percorso.
In questo modo si possono affrontare nuovi percorsi senza correre rischi inutili.

La salita al Piz Duan è di quelle dichiarate "da affrontarsi solo con neve assestata", in primavera avanzata. Ma in quel periodo in genere è necessario portare le sci a spalla per un'ora prima di entrare nella val Maroz, per cui scoraggia i pigri. Scoraggia poi ulteriormente il lunghissimo avvicinamento per la valle prima di attaccare i pendii più ripidi.
Quella mattina il grado di rischio per valanghe era dato a 2 (in Lombardia) più alto (3) ad ovest (in Piemonte) ed ad est (Trentino e Friuli). In ragione di ciò pensavo di andare in alta Engadina.
Transitando all'altezza di Casaccia però noto sul sentiero che sale in val Maroz due persone che salgono con gli sci e faccio quindi inversione di marcia decidendo di punto in bianco di provare a salire in valle.

Se non ci sono le condizioni vuol dire che ci fermeremo alle baite di Maroz Dent, non bisogna per forza arrivare in cima ad un cucuzzolo! E poi c'è neve sin dal fondovalle, quindi si parte sci ai piedi dal parcheggio.
La nostra concezione delle sci d'alpinismo è di una attività che consente di vivere la montagna invernale facendo dei bei giri in ambiente, non ci interessa triturare millemila :-D metri di dislivello l'ora (le gambe sono quelle che sono) e ridiamo dei personaggi in tutina fosforescente e camel bag (ma avranno anche un catetere per non fermarsi a fare pipì)?
Si parte quindi per il sentiero, tagliando qui e la nel bosco, fino a giungere all'ingresso della valle.

Ci accoglie il palo segnaletico sepolto dalla neve, fuoriesce solo la freccia sommitale. Ci rendiamo anche conto del perché il percorso che va al Septimer è dato come a forte rischio valanghe, è ripidissimo e le valanghe hanno già scaricato tutto in valle. Anche la sinistra orografica della valle, da cui risaliamo sulla traccia dei nostri predecessori, è invasa da resti di valanghe scese dai ripidi versanti sud su cui la neve è però assolutamente assestata.
Più ci si addentra nella valle e più si sente di essere in un mondo a parte, anche se siamo a pochi km in linea d'aria dalla strada per S.Moritz c'è un forte senso di isolamento che già avevamo assaporato l'estate scorsa quando, in una escursione di 11 ore, avevamo incontrato solo due persone salendo il Duan, scendendo per la cresta Ovest e riattraversando poi tutta la valle.

Alle baite ci rendiamo conto che c'è da scendere prima di riprendere a salire. Se non avessimo davanti un gruppo di quattro persone credo la nostra escursione finirebbe qui, a prendere il sole e fare un picnic. Invece, con una traccia battuta, come si fa a fermarsi?
Proseguiamo quindi e notiamo che il gruppo ha tentato la salita al passo della val Erta (nome adeguato) abbandonando e riprendendo la traccia verso il Duan, dopo una cinquantina di metri di dislivello. Hanno evidentemente valutato come pericoloso il pendio (ma l'altro non è che sia meno ripido).
Segno comunque di prudenza; tra l'altro riprendendo la salita sui versanti esposti a N mi rendo conto che ci sono almeno 40 cm di neve farinosa. Mi rendo anche conto che invece di seguire il percorso indicato in tutte le relazioni (sulla sinistra orografica della valle, passando per la località indicata come Magnocca ) puntano chiamante sull'altro versante, seguendo il tracciato del percorso estivo che percorre una sponda tra il ripido canalone e l'ancora più ripida sponda ad E del lago della Duana.

Segue una sorta di cresta dovrebbe essere abbastanza sicura, anche se però potrebbe essere spazzato da valanghe che arrivano dall'alto. Lassù comunque non c'è nessuno per cui ci fidiamo del fatto che non ci saranno distacchi spontanei.
Continuiamo quindi a seguire la traccia, ripida ed in bilico tra due pendii, tanto invitanti quanto pericolosi e da evitare quindi in discesa.
Arrivati quasi in cima al pendio ci incrociamo con le persone che hanno cominciato la loro discesa.
Ci chiedono se pensiamo di andare in cima e confermiamo che ci fermeremo a breve anche noi. Gli faccio fare una risata perché loro dicono che dovremmo offrirgli da bere per la traccia che ci hanno fatto ed io gli rispondo che semmai si stanno prendendo le maledizioni di Caterina che fatica a proseguire e sa che, senza traccia, ci saremmo fermati da un bel pezzo.
Si raccomandano di non uscire dalla fascia di salita al ritorno e proseguono con la discesa.
Raggiungiamo al cima che sovrasta il Lago della Duana dopo aver superato le ultime ripide rampe con la neve inconsistente che non facilita la salita e chiudiamo qui l'escursione.
Il panorama è magnifico, il ghiacciaio del Duan è intonso, per arrivare in cima ci vorrebbero almeno altre due ore.
Ci rifocilliamo e ci avviamo in discesa con un pò di preoccupazione. Il senso di isolamento è fortissimo, le uniche tracce umane che si vedono solo baite (disabitate) di Maroz Dent, ci siamo solo noi e non c'è segnale telefonico.
Non si devono commettere errori di sorta.
Dopo le prime curve però le preoccupazioni lasciano il posto alla gioia delle curve in neve farinosa. Si galleggia sugli sci con la neve fino alle ginocchia, la discesa è veramente fantastica fino al pianoro che precede le baite. Qui bisogna risalire una quarantina di metri prima di riprendere la discesa.

Più in basso passiamo su accumuli di valanghe e qualche tratto di neve crostosa, un'altra piccola risalita e quindi giù per il bosco fino al parcheggio.
Per radio sentiamo le notizie della giornata, un morto per valanga in Piemonte, un altro in Friuli. Un esperto polemizza dicendo che in una giornata così non si dovevano fare escursioni sci-alpinistiche (ma se il bollettino dava un livello 2 di pericolosità sia in Lombardia che nei Grigioni!) Di certo una regola che valga per tutte le zone non può esserci. Siamo stati saggi o solo fortunati?

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