Loricati in abito bianco

Loricati in abito bianco
Loricati su Serra Crispo

mercoledì 5 ottobre 2011

Dal nanetto della val Ladrogno.


Diverse volte passando dalla val Codera avevo visto le indicazioni per il bivacco Casorate Sempione, ma l'ho sempre ritenuto troppo lontano per fare una escursione da toccata e fuga in giornata.
Il problema in questi casi non è la salita, che poi alla fine si fa, ma la interminabile discesa, problema che non si pone nella pratica dello sci d'alpinismo (attività più gratificante, per me, si fa un pò di sana fatica in salita, godendosi in lentezza l'ambiente, e poi alla fine si conclude la giornata con una bella discesa liberatrice).

Il bivacco però è anche situato in una zona di grande belleza ed isolamento, sotto il piz Manduino che, con la sua parete sud, domina l'accesso a Valtellina e Valchiavenna con uno slancio non di molto inferiore a quello della nord del Badile.
La primavera scorsa eravamo già saliti per la val Ladrogno, i canali erano attraversati da torrenti gonfi d'acqua su cui si passava su ponti di neve all'apparenza compatti, non c'era nessuno in giro e, sopo averne attraversati un paio abbiamo deciso per il dietro front.

Questa estate una serie di contrattempi hanno impedito di fare molte attività in montagna, ma, ai primi di agosto. abbiamo trovato il modo di concludere questa salita, con l'obiettivo di traversare poi in valle dei Ratti e salire il Ligoncio.
Un minuzioso studio del meteo fa sperare bene, in realtà il tempo sembra incerto ovunque ma sulla nostra meta sembra che debba tenere.
Partiamo quindi nonostante le nuvole (diciamo nebbia ma sono proprio nuvoloni che hanno scaricato parecchia pioggia nei giorni passati), anzi, sono la scusa per ritardare alle 9 la partenza.
La salita in val Codera è veloce, grazie a nuvole di zanzare inferocite che ci marcano ad uomo.
Nei posti in cui il sentiero è protetto dalle gallerie di cemento scorrono veri e propri fiumi di acqua, residui delle piogge dei giorni passati.
Usciti al paese scendiamo verso il bel ponte che scavalca il fiume e poi su, dritti per una salita senza scampo.

Prima sosta nei pressi della baita in località 'in cima al bosco'. Un posto davvero favoloso, chissà quanto spesso ci viene il proprietario, non proprio dietro l'angolo. Trovo anche dei porcini che lascio a malincuore a bordo sentiero.
Dopo una pausa rifocillatrice si riparte cominciamo ad addentrarci sempre più nella valle. Man mano il senso di isolamento e di abbandono della cosiddetta civiltà si acuisce. Basta così poco per sperimentare la wilderness, non serve fare viaggi di giorni, basta mettersi le gambe in spalla e saper cercare, dove non ci sono strade la natura riprende il sopravvento.

I nuvoloni non accennano a diradarsi, ma ormai ci diciamo che, se pure piovesse, in un paio di ore il bivacco dovremmo raggiungerlo. In ogni caso abbiamo varcato il nostro Rubicone.
L'ultimo residuo di alpeggio che incrociamo è dimesso, è stato abbandonato o forse è usato solo comne ricovero temporaneo per brevi periodi in estate.
Il sentiero è segnato discretamente, usiamo alla fine dal bosco e, in campo aperto, dopo qualche ultima giravolta, rintracciamo il bivacco.
E' addossato ad un grosso masso, che lo occulta alla vista dal basso, su un costone su cui è protetto dalla valanghe che sicuramente spazzano tutti i pendii circostanti.
Un vero nido d'aquila, in posizione dominante sulla valle con la bella parete nord-ovest del Manduino che incombe.
Delle capre ci si fanno da presso, sembrano particolarmente interessate ai calzini messi ad asciugare.

C'è poi, di guardia, un simpatico nanetto (dal ragguardevole peso, chissà che spirito ha animato il suo trasportatore, sicuramente particolare). Ci racconta che è fuggito dalla città (Milano) per cambiare vita e godersi la montagna.
Recuperiamo l'acqua e ci apprestiamo a prepararci da mangiare ed a goderci lo spettacolo del tramonto per il quale siamo in posizione privilegiata. Purtroppo non avevamo fatto i conti con gli scrosci residui, e dopo un paio di spruzzi di poco conto, arriva una violenta grandinata che ci fa riparare all'interno.
L'aria piuttosto fresca blocca qualsiasi proposito di goderci il cielo stellato, la stanchezza poi si fa sentire. Ci accucciamo quindi a goderci il meritato riposo, interrotto di tanto in tanto dalla capre che si scontrano e scornano e ribalzano sulle pareti di lamiera del bivacco.

Il giorno successivo ci avviamo su per la valle verso 'la porta', accesso verso la valle Arnasca. La mattinata è assolutamente limpida e, man mano che si sale, la vista si allarga sempre di più verso l'alto lago di Como, la Est del Rosa bianca di neve e varie altre cime delle Alpi occidentali.
A terra c'è un discreto strato di grandine che tende a rompersi, occorre quindi una certa attenzione.

Speciamente nel tratto tra la porta e la bocchetta di Spassato il passaggio è delicato, le roccie sono friabili, c'è grandine e la roccia è ricoperta qua e là di vetrato non immediatamente distinguibile. Tra l'altro non ci sono nè catene nè punti di assicurazione e ci sono diversi massi instabili.
Passato il punto critico caliamo per un canale verso l'alta valle dei Ratti ed attraversiamo per ampie placconate fino a portarci sotto il Ligoncio.
Siamo nel regno della pietra, tutto l'alto circo della valle è dominato da pareti rocciose, dal Manduino, alle cime di Caiazzo, fino al Ligoncio.

Risaliamo il canale che porta allo strapiombo sulla valle Arnasca ed individuiamo (non ci sono bolli od indicazioni) un punto di passaggio da cui cominciare la salita finale, delicata per la presenza di grandine e vetrato. La roccia invece sembra peggio di quel che è, dopo qualche zig zag sbuchiamo sulla cupola sommitale da cui raggiungiamo agevomente la croce di vetta.


La vista è apertissima ovunque, dal pizzo di Prata (mia croce e delizia) alle cime della val Chiavenna, all'alta val Codera. Poi, giusto di fronte a noi, tutta la val Masino con Badile, Cengalo, Cima di Castello, Disgrazia eccetera.
Uno spettacolo su cui comincia a calare qualche nuvola. Specialmente il Badile nel giro di mezzora è completamente coperto.
Ci rifocilliamo e ci apprestiamo alla lunghissima discesa fino a Verceia, sono 2700mt di discesa su un percorso di 25 km.
I piedi tremano all'idea ma gli tocca!
A proposito di affollamenti estivi, in due giorni abbiamo incontrato solo un pastore in val Ladrogno, i primi escursionisti li troveremo poco prima di Frasnedo.