Loricati in abito bianco

Loricati in abito bianco
Loricati su Serra Crispo

martedì 14 agosto 2012

Dalla Val Codera alla Val Masino per il passo Ligoncio.

Vista sul lago di Mezzola dalla mulattiera per Codera
Con la val Codera non si finisce mai di stupirsi.

Ognuna della valli laterali ha degli angoli nascosti (e faticosi da raggiungere) e, al di fuori dell'itinerario principale, si passano ore senza incontrare anima viva.

La prima parte della salita è molto bella ed apre a bei panorami.




La val Arnasca dai pressi del Brasca

Dopo aver raggiunto quasi tutti i passi della zona, Trubinasca, Teggiola, Barbacan, Spassato,
ed aver vagato da tutti i versanti attorno al vicino ma remoto Pizzo di Prata mi era rimasta la voglia di dare
un'occhiata alla valle Arnasca, di cui avevo più volte ammirato le cascate e l'incombente parete del Pizzo Ligoncio.

Ci si avvia quindi, ad orario comodo, con l'intento di pernottare al bivacco Valli.



Il bivacco Valli al riparo del monolite

Il paese di Codera è una bomboniera. Nel tratto successivo di strada, invece, si paga pegno.

Si mangia polvere e ci si cuoce al sole fino al Brasca.


L'attacco del canale prima del passo.
Da li il colpo d'occhio sulla valle è magnifico, zampilla cascate cascate di acqua mentre sullo sfondo si staglia il Ligoncio.





Per strada incontriamo quelli che saranno i coinquilini del bivacco.

Nel tratto di salita, che incrocia diverse cascatelle di acqua, c'è abbondanza di mirtilli e lamponi per cui ci fermiamo spesso e volentieri a fare scorta di vitamine ed anti ossidanti.

Tratto nel canale
Il sentiero sbuca infine nel pianoro superiore tra quello che resta dell'alpeggio che consiste in vari ricoveri,
più o meno riadattati, che sfruttano gli enormi massi presenti sul piano.

Il paesaggio ha un che di arcaico e misterioso, ma è più luminoso di quanto me l'aspettassi.
Il bivacco è strategicamente posto al riparo di un enorme masso, alto più di venti metri, che lo protegge dalle valanghe che certo passano in abbondanza da queste parti.
 
Le pareti della Sfinge e del Ligoncio dalla cengia

E' stato risistemato da poco e nelle vicinanze c'è abbondanza di acqua.

E' fornito di materassi e coperte, non di gas od altri accessori.

C'è anche chi si è divertito a mettere dei fix, come falesia è un pò scomoda da raggiungere!
La notte passa in allegria, i coinquilini sono matti il giusto.

Arrivano dal bivacco Pedroni, sotto il Porcellizzo.

Sono stati riforniti di una tanica di vino da geologi che andavano via ed hanno pensato bene di non abbandonarlo.

Tratto attrezzato sulla cengia
In questi posti anche il Tavernello assume un gusto speciale!!

Durante la notte passano vari temporali, meno male che siamo al riparo. A tratti i fulmini ci illuminano a giorno ed il tetto di lamiera risuona dei colpi della grandine, fortuna che non ci siamo fidati del meteo e non siamo andati in giro in tenda.

Al mattino il cielo è tutto coperto e l'esposizione nord ovest non aiuta a capire cose evolverà il tempo.

Decidiamo di avviarci comunque verso il passo Ligoncio. Abbiamo il GPS e, male che vada, anche nella nebbia contiamo di riuscire a ritornare giù al bivacco.


In prossimità del passo per fortuna le nuvole cominciano ad aprirsi e quindi proseguiamo a cuore più leggero.


L'attacco non è entusiasmante, la catena parte abbastanza in alto (o forse è la neve è che non mai stata così poca) ed i primi metri sono non banali, complice anche la roccia bagnata.

Prese le catene si prosegue più tranquilli, ma sempre su placche ripide, fino a raggiungere l'intaglio della cresta.

Da qui si traversa sll'altro versante e per una cengia esposta ma non non difficile (a meno non sia innevata) e comunque protetta con catene si raggiunge il passo.

La punta della Sfinge
La vista sulle pareti NE della Sfinge e del Ligoncio è assolutamente meravigliosa e ripaga della fatica per arrivare fin qui.

 
Dopo una sosta e qualche foto di rito, visto che dal versante della Val Masino le nuvole insistono, rinunciamo ai piani di ritornare in val Codera per il passo del Barbacan,
ed accettiamo di buon grado l'offerta del passaggio a Novate da parte dei nostri compagni di bivacco.

Devono infatti comunque ritornare la per recuperare un loro amico che, per problemi al ginocchio, ha rinunciato a salire al passo ed ha deciso di ridiscendere giù per il Brasca.

La discesa verso il rifugio Omio è molto più semplice e non presenta nessun problema.

Dopo una sosta ristoratrice, in cui prosciughiamo viveri e bevande residue, arriviamo con calma ai Bagni di Masino.


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