Loricati in abito bianco

Loricati in abito bianco
Loricati su Serra Crispo

lunedì 31 dicembre 2012

Sul Pollino in "punta di coltello"

In vetta al Pollino, sullo sfondo il Dolcedorme
La rampa di Serra delle Ciavole
Dopo tanti mesi di assenza al consueto appuntamento natalizio col Pollino non si poteva non cominciare con Serra della Ciavole.
Le sensazioni e le emozioni che restano durante e dopo un passaggio tra i grandi pini loricati danzanti sulla più bella, aerea e luminosa della creste del Pollino ci nutrono lo spirito a lungo.
E' un giro che con la neve è assolutamente da fare ed il godimento che si prova 'danzando' sugli sci tra questi giganti solitari valgono da soli il viaggio e la fatica.

Temevamo che il paventato rialzo termico potesse ridurre troppo il manto nevoso, ma ciò non è avvenuto. Anzi, abbiamo dovuto calzare gli sci già all'altezza del piano di Visitone e fatto la prima parte del percorso scambiando quattro chiacciere con un gruppo di Materani diretti al colle di Gaudolino.
Curioso pensare che tra tutti i presenti ero l'unico della zona. Perchè per apprezzare le bellezze naturali che si hanno a portata di mano bisogna allontanarsene?
Io per la verità le apprezzavo anche quando ero in loco assieme a diversi miei coetanei, dopo di allora però quelli della mia generazione hanno smesso e quelli delle successive non hanno nenache cominciato.


Lo scheletro di un pino

I primi loricati che svettano dal sentiero





Il classicissimo loricato all'uscita dal bosco
E dire che con l'evoluzione delle techiche e delle attrezzature adesso si possono fare cose che una volta richiedevano fatiche improbe! Ma ritorniamo al giro. Dopo poche centinaia di metri sotto l'ultima nevicata comincia a comparire il fondo 'vecchio' e ben compattato dal ciclo di sciroccate diurne e gelate notturne e che promette una bella sciata al ritorno. Il sentiero nel bosco è il solito viaggio da capitan Nemo sul fondo del mare, con i faggi che interpretano la parte dei coralli. La traversata dei piani ci regala il piacere di lasciare l'unica traccia che si snoda tra i dossi arrotondati ed i primi pini che si affacciano sul 'terrazzo' che divide la parte alta da quella bassa. Incrociamo tracce di qualche volpe e di qualche lupo che ci hanno preceduto, sicuramente di notte ed, infine, ci affacciamo dalla cresta ad ammirare le timpe, il golfo di Sibari, la lunghissima cresta della Manfriana, tutte le altre vette del massiccio e, più lontano, il luccicore del Tirreno ed i massicci del Sirino, dell'Alpi, le cime minori che coronano il Mercure ed in fondo il Vulturino.
La vista quasi infinita è dovuta al 'venticello' da Nord ben teso, che ci consiglia di togliere le pelli velocemente ed avviarci in discesa.Dopo il primo tratto un pò più ripido, cerchiamo una traiettoria che ci faccia traversare la parte alta dei piani senza doverci spingere.Il tratto successivo è una danza morbida, con il sole che tramonta dietro il Pollino. Anche il tratto nel bosco è magnifico, nessuno ci ha rotto il fondo. Arriviamo fino in fondo ai piani di Vacquarro, dove ripelliamo per riportarci al colle Impiso. Da qui sciamo per sulla strada fino alla  nostra fida auto.
Dopo qualche giornata di lauti pasti e giri a km 0 ritorniamo alle pendici del Pollino.


Si comincia a ballare sulle punte
E' appena passata una veloce perturbazione che ha rimesso a posto le temperature. Stavolta arriviamo in auto a fino a Colle Impiso, la neve bagnata diventata via via gelo ha trasformato la strada in una pista da pattinaggio e dobbiamo lavorare di piccozza per ancorare l'auto che si stava avviando in discesa per i fatti suoi (le gomme da neve hanno fatto il loro dovere, ma da ferme evidentemente non tengono)
Il contrattempo ci costa una mezzoretta aggiuntiva, ci avviamo poi verso Gaudolino.

I faggi sono arabescati dalla neve umida diventata ghiaccio, a Gaudolino lo stradto nevoso è molto più compatto e duro, e già nel primo tratto servono i rampanti. Nell'ultimo tratto, all'uscita del bosco, anche con quelli si fatica a restare in piedi e rimpiango i ramponi lasciati in macchina.
Meno male che ho la piccozza che entra bene e dà sicurezza. L'uscita nei pressi del pino loricato 'a bandiera' è spettacolare, ed il successivo traverso dà i brividi, e non solo per il vento gelido che ci accarezza.
Sono passato tante volte da questo punto senza rendermi conto che se lo strato di neve superficiale non è ben ancorata al fondo, si potrebbe staccare un lastrone e sai che volo!
In effetti questo punto potrebbe essere messo in sicurezza con una quarantina di metri di cavo di acciaio, non sarebbe una spesa proibitiva per le casse dell'ente parco.
Superato il punto critico, con le lame dei rampanti che mordono bene ed a fondo il ghiaccio si volta pagina.
Tipico del Pollino mostrare volti completamente differenti nello spazio di poche centinaia di metri,
il pendio sud, al di sopra della grande dolina, mostra parecchi sassi, ha sofferto del rialzo termico dei giorni passati. Non si può quindi salire direttamente ma troviamo un bel percorso alternativo.
Tagliamo in alto la dolina con una lunga diagonale scendente ed aggiriamo il pendio sud, portandoci sul canale che divide la cresta nord dalla cresta sud est. Qui l'innevamento è magnifico, con la neve compattissima e con dieci cm di firn superficiale.
Risaliamo questo fino a portarci sotto la dolina di vetta e raggiungiamo la vetta.
La tentazione di scendere per la nord è forte, ma non sappiamo cosa possiamo trovare, forse il fondo è stato strappato via dal vento e possono esserci sassi affioranti. In cima la neve è stata scolpita ed arabescata dal vento che ha generato le caratteristiche 'rose di ghiaccio'.
Scendiamo quindi dal canalone sud-est e tagliamo poi in direzione della sella Doldedorme.
Qui ci prendiamo un meritato riposo con rifocillamento (in vetta l'aria era troppo fresca) e raggiungiamo i piani con una bella sciata tra i faggi semi-seppelliti dalla neve.
Sembra un labirinto ma ci si districa bene.
Attraversando tutti i piani rinveniamo delle impronte di lupo che ad un tratto sembrano sparire dietro uno dei massi sparsi qui e la a mo di monolite.
Il sole ormai volge al tramonto, scendiamo per il bosco godendo di una bella e lunga discesa su un fondo compatto e arriviamo pattinando fino in fondo ai piani di Toscano, dove ripelliamo e facciamo l'ultima risalita fino al colle dell'Impiso dove arriviamo, come al solito, quasi al buio.
Abbiamo circumnavigato il Pollino con un percorso lungo e di sicura soddisfazione, assolutamente consigliabile. In tutto il giorno abbiamo incontrato dei ciascolatori nella salita verso Gaudolino, e degli altri nella discesa verso Rummo, per il resto solo aria sottile, impronte di lupi, loricati svettanti, faggi rivestiti di ghiaccio e panorami infiniti, senza siepi o colli a limitare lo sguardo.
Alla prossima, amici ed amanti del Pollino!

Il canalone O del Pollino

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