Loricati in abito bianco

Loricati in abito bianco
Loricati su Serra Crispo

sabato 5 luglio 2014

Attorno al pizzo Ledù

Vista sul lago di Como dai presti della cresta Sud del Ledù
Dove le Alpi Lepontine lasciano  il posto alle Retiche ci sono zone di grande fascino in cui, a pochi km in linea d'aria da strade di grande comunicazione e frequentazione, si possono vivere esperienze di montagna non addomesticata.
Nell'alta valle Spluga ci sono le cime più alte e più frequentate, i 3000 come il Tambò, il Ferrè, il Suretta e le loro consorelle.
La frequentazione è favorita dale strade che portano più in alto e dalla presenza di centri turistici più noti.
Vengono invece tralasciate montagne certo non meno affascinanti, come il Ledù od il Prata, che scontano la colpa di non essere accessibili se non sobbarcandosi dislivelli importanti che pochi possono o vogliono fare in giornata.
Approfittando di un venerdì libero con un sabato dalle previsioni non essessivamente infauste (rari in questa finta estate 2014) ci siamo decisi a puntare al bivacco Ledù.  Il giorno successivo avremmo poi deciso in base alle gambe ed al meteo come ritornare sul fondovalle.

Il bivacco dalla Bocchetta del Cannone

Partiamo da Gordona, in corrispondenza della strada che sale in val Bodengo. Seguiamo una bella mulattiera che arriva alla cappella degli Alpini, passeggiata che già di per se regala bei panorami su Valchiavenna, e Bregaglia.
Seguiamo infine la strada, a pagamento per i non residenti, che arriva in val Bodengo.

La abbandoniamo poi all'inizio della valle Garzelli.
Da qui la bocchetta del Cannone, da cui dovremo transitare per raggiungere il bivacco, appare ben lontana.
Il cielo è terso, dopo le piogge dei giorni passati, ed il sentiero che percorreremo è noto per essere soggetto a frane e smottamenti. Inizialmente pare di risalire un torrente, ghirato l'angolo sembra di essere già in un altro mondo: remoto, arcano e non tranquillizzante.
Il sentiero è in buone condizioni, e rimonta decisamente la valle. Sbuchiamo infine nel magnifico scenario dell'alpe Campo, alcune baite sono state ristrutturate ma in giro non c'è nessuno.
I versanti Nord offrono uno scenario severo e selvaggio, con i canaloni ben pieni di neve.
Dopo una sosta per ritemprarci rimontiamo gli ultimi ripidi pendii (inizialmente senza seguire un percorso segnalato, che non troviamo) e dopo una serie di strappi arriviamo al nevaio sottostante la bocchetta.
Il canale per la Bocchetta del Cannone

Meno male che abbiamo portato un paio di ramponi, un pezzo di corda ed un imbrago. (per essere leggeri). Ci leghiamo quindi alla meglio e con i ramponi  e la piccozza traccio un percorso ben gradinato che Cate, legata ma senza ramponi, riesce pian piano a seguire. Gli ultimi duecento metro sono ben ripidi e senza ramponi non ci saremmo arrischiati.
Arrivati alla bocchetta la vista sull'altro versante è favolosa, il laghetto è ancora ad inizio disgelo, pieno di neve. Poco più sotto c'è il nostro bivacco che si staglia con sullo sfondo il lago di Como.
 
Raggiunto il bivacco mettiamo ad asciugare un pò di roba e, dopo un pò di relax, ci avviamo verso la cima di Rabbi.
Le nubi vanno e vengono, ovviamente non c'è nessuno nei dintorni, tranne un branco di pecore che brucano poco sotto la cima.
Ridiscesi al bivacco ci approntiamo alla cena usufruendo dell'abbondante acqua in uscita dal lago.

Una nebbia vagamente spettrale staziona costantemente sul lago contribuendo a creare un'atmosfera surreale.

Ci riserviamo di decidere domani il percorso in base alle previsioni meteo più aggiornate del mattino.
Confermato il peggioramento del tempo rinunciamo quindi a ritornare per la val Bodengo (pensavamo dal passo della Crocetta) e, confidenti sulla cartina Kompass, seguiamo il tracciato del sentiero che contorna il lato Sud del Ledù con l'idea di scendere agevolmente all'alpe Manco.
Il percorso è magnifico, taglia la cresta sud del pizzo con un percorso audace "Sentiero attrezzato del Ledù" in buone condizioni. Peccato non avere un paio di cordini per farci sicura in modo più consono (Consiglierei un set da ferrata per questo percorso). Sale e scende per diverse bocchette molto aeree e cenge esposte.
C'è poi la sorpresa finale, nel tratto finale della ferrata c'è una vera e propria crepaccia terminale da superare. Dopo aver provato, inutilmente, ad aggirarla, ci mettiamo a gradinarla con la piccozza e ne abbiamo alfine ragione.
Le nubi sono sono sempre più dense ed a tratti la visibilità è nulla.. In questo tratto perdiamo per un pò la segnaletica a bolli bianco rossi.

Panorama dalla Cima di Rabbi
Andiamo nell'unico posto ragionevole, cioè in basso, tra ganda e massi instabili, e dopo un paio di centinaio di metri usciamo dalla nubi e ritroviamo un bollo di segnalazione del sentiero.
Le nubi si ridiradano e ci consentono di arrivare in corrispondenza di quello che dovrebbe essere il passo di Manco. Qui la Kompass 'darebbe' un sentiero a tratto continuo (quindi ben tracciato); tutte balle!!! C'è un ometto di sassi in corrispondenza di un canale infido e poco attraente, ma comincia a piovere e decidiamo di provare a scendere di li.
Una bocchetta sul sentiero attrezzato del Ledù

Dopo un paio di centinaia di metri di terreno friabile e scivolosissimo vedo un residuo di bollo. Quindi deduco che il sentiero era qui ma è andato in disuso e nessuno lo manutiene più da parecchi anni.
Più in basso il canale si stringe e presenta uno scivolo ripidissimo e pieno di neve dura; da qui decisamente non si passa.
Risaliamo una ventina di metri e proviamo a scendere un pò più a destra; ci sono tracce di capre o camosci, se passano loro dobbiamo passare anche noi. E poi il rombo del tuono incalza. In qualche modo ne veniamo fuori e tra rododendri e gande. Traversando vediamo venir giù un sasso grosso come un'automobile dalla soprastante parete che esplode e si frantuma man mano.
Raggiungiamo infine il sottostante sentiero che porta al bivacco alpe Manco dove ci fermiamo a rifocillarci e farci un te caldo.

La traversata dal bivacco fino a qui ha richiesto molto più tempo di quanto immaginavamo, ora si tratta 'solo' di spararci 1500 mt di dislivello in discesa, con diverse risalite e traversate di canali che, con la pioggia,chissà in che condizioni sono.
Le nubi montano rapidamente in cresta

Ci sigilliamo con coprizaini, giacche e sovrapantaloni e cominciamo l'infinita discesa verso valle sotto una pioggia che diventa sempre più fitta.
I canali non sono ancora pieni di acqua e quindi li traversiamo abbastanza agevolmente, la giacca in goretex fa quel che può ed a sera raggiungiamo finalmente il fondovalle zuppi fino al midollo e con la sensazione  che stavolta ci è andata proprio bene.

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